Immaginate per un istante che una mattina, dopo una nottata difficile, prima di uscire per andare a lavoro, abbiate una voglia matta di un buon caffè per cominciare al meglio la giornata. Immaginate che il caffè proprio quel giorno, proprio in quel momento…sia finito…il nervosismo sale e la frustrazione aumenta per il solo fatto che non possiate avere quello che in quel momento desiderate di più. Un respiro profondo e si arriva a relativizzare dicendosi:’ pazienza, non importa, me ne farò una ragione. Vorrà dire che andrò al bar per questa volta’.

Quello che è successo è che avete guardato la situazione da un’altra prospettiva, gestito la frustrazione e le vostre emozioni.

Ora prendiamo un altro esempio: vostro figlio di 3 anni. Gioca con sua sorella di 20 mesi e lei le prende dalle mani il suo gioco preferito, il suo amato robot. E lì, avviene il dramma… il bimbo urla grida sbatte i piedi si getta per terra con una reazione spropositata. Noi allibiti da questa crisi per un ‘non nulla’, gli diciamo: ‘ma dai su non è nulla, lei è piccolina, cerca di avere pazienza… hai un sacco di altri giochi, e poi si deve imparare a condividere’.

E qui arriva la fine del mondo…vostro figlio non ne vuole più sapere, non ascolta neanche più quando cercate di calmarlo. Grida, pianti, rabbia… una vera e propria crisi sproporzionata.
La stessa cosa potrebbe accadere al supermercato quando alle 18h vostro figlio vuole mangiare il cioccolato e voi ovviamente dite di no spiegando e argomentando la vostra decisione… anche lì, mega crisi, pianti… e mezzo supermercato che vi squadra alzando il sopracciglio.
Commentini del tipo: ‘il bimbo è capriccioso’, oppure: ‘questo succede quando non si danno limiti ai bambini!’ O ancora: ‘Non sono normali queste crisi’.

Ma cosa sta realmente succedendo da un punto di vista cognitivo? Perché l’adulto riesce a gestire le proprie emozioni e il bambino no?

L’adulto , grazie alla completa formazione cerebrale, ha una capacità di rielaborazione e analisi molto più profonda, riesce a relativizzare, guardare la situazione da un altro punto di vista. capacità che faranno si che arrivi alla conclusione che se per una mattina non berrà il caffè, non sarà la fine del mondo.
Il bambino non riesce, non ce la fa a farsene una ragione ma non perché non vuole ma perché per lui è praticamente impossibile pensare che non è la fine del mondo se la sua sorellina gioca con il suo robot. Per lui, in quel momento è la fine del mondo .

Ma Perché? Cosa avviene a livello cognitivo?

Per prima cosa, bisogna sapere che il cervello è diviso in tre parti:

→ Il cervello rettiliano o tronco encefalico,
che ha come missione il gestire le informazioni vitali del nostro corpo. e’ responsabile anche di aiutarci in caso di pericolo/stress. In caso di pericolo infatti ci farà reagire in maniera istintiva facendoci scappare a gambe levate per esempio. Questa parte del cervello sarà attiva e funzionale già dalla nascita (anche prima)… il nostro pupo non avrà problemi quindi a difendersi dal compagno che li ruberà il suo adorato trattore rosso per esempio.

→ Il sistema limbico ,
che ha sotto la sua responsabilità la sfera emozionale. Anche lui presente e funzionale dalla nascita, permette al bambino di sentire le emozioni come la gioia la rabbia la tristezza.

→ La corteccia prefrontale, che è la parte del cervello che permette di gestire le altre due. È il capitano della nave, gestisce le emozioni, aiuta ad analizzare una situazione e guardarla da una prospettiva diversa….permette anche di fare la differenza tra la realtà e la finzione, di sviluppare la capacità di astrazione. È lui che che ci permette di mantenere l’autocontrollo quando il vicino di casa mette la musica a tutto volume in piena notte svegliandoci i bambini…

Il nostro capitano (corteccia prefrontale), durante i primi 5/6 anni di vita… indovinate? Dorme! Si si , dorme proprio! Quindi la nave attraversa l’oceano, il vento, la tempesta… e lui… bè, lui se la dorme beatamente. Tutto ciò è fondamentale saperlo, perché ci spiega che la corteccia prefrontale è una parte molto immatura nel cervello del bambino, È presente, ma le connessioni tra quest’ultima e le due altri parti del cervello sono imperfette e difficili…

Ritornando alle nostre crisi emozionali, possiamo concludere che sono del tutto normali in un bambino perché la parte del suo cervello capace di gestire le emozioni e controllare il suo comportamento è immatura. Quindi, no, non sono capricci…

Grazie alle nuove scoperte in neuroscienze, a oggi possiamo finalmente spiegare queste crisi.
Capire il meccanismo che sta alla base di queste crisi, ci può aiutare a instaurare una relazione basata sull’ascolto e la comprensione rispettando il bambino in tutta la sua individualità.
Sapere il perché,di determinati comportamenti ci rassicura, ci tranquillizza e di conseguenza ci aiuta a mantenere una relazione di qualità con il bambino.
Queste crisi sono normali e fanno bene al bambino.
Ormai siamo d’accordo sul fatto che un bambino vive delle tempeste emozionali enormi e che non è capace a gestire.

Ma allora perché sono benefiche per il bambino?

Semplicemente perché è il solo modo per il bambino di liberare il sacco davvero troppo pieno di emozioni, di stress che accumula durante tutta la giornata.
Molti non si rendono conto dello stress a cui i bambini sono sottoposti giornalmente. Andare al nido, a scuola, equivale a vivere delle esperienze, delle stimolazioni delle frustrazioni non indifferenti… senza tralasciare il fatto che le loro figure di attaccamento (mamma e papà) in tutto questo non sono presenti.
Come tutti noi, i bambini hanno alle spalle uno zaino (immaginario ovviamente) che si riempe di un sassolino appena il bambino è sottoposto a stress, emozioni frustrazioni ecc. quando lo zaino è pieno… esplode! Si, esplode perché il bambino non sa ancora dirigere e quindi ‘svuotare’ la sua carica di emozioni (i sassi) in maniera costruttiva.
Di solito basta una piccola cosa per far traboccare il vaso (in questo caso esplodere il sacco) può essere quel famoso ‘no’ per la barretta di cioccolato alle 18 di sera al supermercato per esempio.. una volta che il bambino si sarà sfogato, si sentirà meglio, rilassato.
Spesso, tutto ritorna come prima, come se niente fosse successo. È ovvio, il bimbo ha svuotato il sacco. Letteralmente. Quindi si sente meglio.
Progressivamente, piano piano che il suo cervello maturerà, il bambino imparerà a dirigere e gestire il suo sacco. Nel frattempo però, bisognerà portare pazienza e accompagnarlo in questa crisi di cui il bambino ha bisogno per ritornare in sè.
Isabelle Filliozat (psicoterapeuta francese) dice una frase che riassume bene questo pensiero:

‘voi chiedete al bambino di calmarsi dalla crisi ma sarà proprio questa crisi che farà calmare il bambino’

Isabelle Filliozat

Come comportarsi allora?

  • Restare accanto al bambino e non lasciarlo solo di fronte alle sue emozioni
  • Rispettare la giusta distanza. Alcuni bambini avranno bisogno di essere presi in braccio, altri avranno bisogno solo di una mano sulla spalla, altri ancora non vorranno proprio essere visti in questo stato.
  • Farsi scivolare quegli sguardi pieni di giudizi non richiesti. Gli altri non sanno cosa sta succedendo e non sanno che vostro figlio è stanco, ha fame, ha avuto una giornata intensa, quindi vedranno solo un bambino che riterranno viziato e una mamma incapace di mettergli limiti. Passate oltre! vostro figlio fa una crisi al supermercato? Bene, pensiamo a lui e non agli altri che non hanno di meglio da fare.
  • Proteggiamo il bimbo dagli sguardi degli altri in quanto il bambino è molto fragile durante questa crisi. Non bisogna che si senta anche umiliato. Difenderlo da commenti indesiderati… (no, non è viziato, non è maleducato è solo molto arrabbiato!)
  • Una volta che la crisi è passata, verbalizzare l’emozione e descrivere quello che è successo e che abbiamo osservato (senza giudicarlo).questo gli permetterà di identificare e riconoscere le proprie emozioni sentendosi compreso.
  • Evitare frasi del tipo:’ non è niente, non è grave’ il bambino ha bisogno di sostegno, ha bisogno che riconosciamo la sua emozione… ha bisogno di empatia.

Fonti:
‘Pour une enfance heureuse’ C. Gueguen, 2014
‘Au coeur des émotions de l’enfant, I. Filliozart, 2013