LA TEORIA DELLA MENTE

Immaginate due amiche in una stanza: una si chiama Sally e l’altra Anne.  

Sally sta giocando con la palla e la ripone in un cesto per poi allontanarsi e uscire dalla stanza. 

Anne decide di prendere la palla di Sally giocarci un po’ e riporla in un’altra scatola.  

Torna Sally e vorrebbe giocare con la sua palla.

Secondo te dove andrà a cercarla? Nel cesto dove l’aveva riposta o nella scatola? 

Per noi adulti la risposta è ovvia: Sally non era presente quando Anne spostò la palla e quindi andrà a cercarla nella cesta dove l’aveva riposta inizialmente e non nella scatola di Anne.  

Ora provate a fare questo gioco con un bambino di 3 anni. Quasi sicuramente lui risponderà che la palla, Sally la cercherà nella scatola di Anne.  


L’empatia

Che cos’è l’empatia ?

L’empatia è al cuore delle nostre relazioni con l’altro.

Jean Decety, ricercatore a Chicago, definisce l’empatia come:

‘Capacità innata che permette di identificare e rispondere ai segnali emozionali degli altri, necessaria per la sopravvivenza, per riprodursi e per stare bene’.

Cosa succede nel nostro cervello quando proviamo empatia?

Quando proviamo dell’empatia, produciamo ossitocina, molecola sintetizzata nel nostro cervello dai neuroni dell’ipotalamo. L’ossitocina oltre ad essere la molecola dell’amore è anche la molecola dell’empatia (è un po’ come il prezzemolo, c’è veramente dappertutto).


VUOLE SEMPRE STARE IN BRACCIO!

👉 ‘Mio figlio ha 4 mesi e vuole sempre stare in braccio, appena lo metto giù piange e strilla, appena lo riprendo smette di piangere. Che cinema! Fuori questione di viziarlo! Deve imparare a giocare da solo e ad essere autonomo!

➡️ Perchè i neonati vogliono sempre stare in braccio ? É giusto assecondarli?

Ci hanno sempre detto e ripetuto di non tenerli troppo in braccio per non viziarli. Poi sarà troppo dipendente da noi e deve imparare a giocare e stare da solo.

Ad oggi, grazie alle ricerche scientifiche, sappiamo che il contatto fisico è un bisogno fisiologico di base come lo sono mangiare, bere e dormire.
Più i cuccioli di animali sono separati dalle loro madri, più il loro tasso di cortisolo (ormone dello stress) aumenta. anche le madri hanno un tasso di cortisolo più elevato quando sono separati dal loro neonato.
È anche per questo che sentire piangere nostro figlio ci rende preoccupate e tese. Prenderlo in braccio, fa calmare entrambi.


Perchè non bisogna mettere il neoanto sul ventre prima che non sia lui a farlo in autonomia ?

Grazie agli studi della specialista e pediatra Judit Falk, riusciamo a fare chiarezza su cosa è meglio per il neonato.

La posizione più idonea per il corretto sviluppo psico-fisico del neonato è oggetto di discussione da molto tempo. Recentemente con la diffusione del < tummy time> sempre più genitori pensano sia benefico mettere i neonati in posizione ventrale già dalla nascita.

Cos’è il ‘Tummy Time’ ?

Tummy time ossia tempo passato sul pancino, la identificano come una delle esperienze più importanti per lo sviluppo motorio e cognitivo del bambino da 0 a 9 mesi.


I -magnifici- due anni

Papà Claudio è esausto. Lotta ogni mattina con sua figlia Sara, 23 mesi. Da un periodo a questa parte lei non fa niente di quello che il papà le chiede. Non si vuole vestire la mattina, non vuole lavarsi i denti la sera, non vuole mettersi le scarpe per uscire. La storia finisce sempre nello stesso modo: lui si arrabbia riversando la propria frustrazione su sua figlia, la ricatta, urla, lei piange disperata e solo all’ennesimo ricatto si lascia fare. Sembra non funzionare altro…

C’è chi li definisce i ‘Terribili due’ dall’inglese ‘Terrible two’, chi periodo d’opposizione, chi pensa siano capricci. Insomma ognuno ha la sua definizione di questo periodo. Una cosa è certa, periodo duro per noi genitori che sopraffatti da impegni, scadenze siamo esausti di gestire questi comportamenti. Ci sentiamo impotenti, demoralizzati, stanchi di dover continuamente lottare per cose per noi essenziali.
Periodo magnifico invece per i nostri figli perchè stanno crescendo su tutti i fronti, scoprendo sè stessi, le loro capacità i loro limiti.


Morde, picchia… è aggressivo!

Morde, picchia ed è aggressivo

Morde, picchia ed è aggressivo

– Viola, 10 mesi, morde sua sorella senza alcuna ragione apparente

– Sebastiano, 3 anni, non riesce a controllarsi e diventa spesso aggressivo in collettività

– La mamma di Luna, 18 mesi, è angosciata ogni volta che varca la soglia del nido. Quasi ogni giorno ultimamente Luna fa male a qualche compagno. Ormai tutti i genitori la guardano male.

In conclusione

– Giovanni, 2 anni, quando non è d’accordo si picchia e si fa male per manifestare il suo disappunto

Reazioni intense, impressionanti e incomprensibili per il mondo degli adulti.


‘Giulia ! Nooooo, non aprire quell’armadio!’

‘Giulia ! Nooooo, non aprire quell’armadio!’

Giulia, 16 mesi, guarda sua madre, e senza distoglierle lo sguardo tocca quell’armadio come per aprirlo….

‘Ma allora mi prendi in giro?’ Replica la mamma di Giulia
‘Ti ho appena detto di non farlo e tu lo fai guardandomi negli occhi?’

Questa situazione si ripropone quotidianamente. La mamma di Giulia pensa che la bimba la stia testando, mettendo alla prova, lo stia facendo apposta per farla arrabbiare, e che è una bambina molto disubbidiente.

Prima dei due anni, l’intelligenza del bambino è prevalentemente senso-motoria, per essere integrata a livello cerebrale deve prima passare dai sensi.

Giulia facendo il gesto che la mamma le ha appena vietato, cerca di integrare la regola utilizzando i suoi sensi e la sua intelligenza senso-motoria per assimilare la consegna verbale.


Capricci si, capricci no…

Ginevra, due anni e mezzo, si getta per terra al supermercato urlando perché la mamma ha rifiutato di comprarle le caramelle. Capricci ?

Giovanni, diciotto mesi, rifiuta di bere dal bicchiere blu e vuole bere solo da quello rosa e getta tutto per terra quando papà insiste. Capricci ?

Tornando da scuola, Alice chiede a sua madre la merenda e lei le porge i suoi biscotti preferiti. Appena vede che sono rotti, Alice comincia ad arrabbiarsi e gridare perché vuole dei biscotti interi.
Insomma robe da matti!
Capricci ?

Agli occhi della maggior parte dei genitori, si, sono capricci. I bambini fanno i capricci. Per non viziarli bisogna provvedere.

Ma cosa si intende con la parola ‘capricci’ ?


‘Qualche sculacciata, fa solo bene!’ vediamo cosa succede a livello cerebrale

Alberto ha quasi tre anni. Sta giocando con il suo bambolotto preferito, sua sorella Giorgia 16 mesi che lo osservava da qualche minuto si avvicina e glielo prende dalle mani. Lui arrabbiatissimo urla la spinge lei cade e scoppia in un pianto inconsolabile.

‘Adesso le prendi’ grida la mamma, prendendolo per un braccio.

‘Vedi come ti passa la voglia di trattare così tua sorella, non ti azzardare più a farlo ! Una bella sculacciata non te la leva nessuno, mi sono prorpio stufata di te e delle tue reazioni, se non lo capisci con le buone maniere allora passiamo alle maniere forti !’


Gattonare è una tappa importante ?

E’ molto frequente sentir parlare del ‘gattonare’ come una tappa non importante e facoltativa. E’ davvero così ? Perchè alcuni bambini gattonano e altri saltano questa tappa e si sposatano da seduti ? Cosa apporta a livello psicomotorio e cognitivo al bambino questo movimento alternato ?

Gattonare, è un movimento che fa parte del ‘programma neuromotorio’ degli esseri umani. E’ un movimento controlaterale alternato e si presenta inizialmente quando il bambino impara a strisciare in posizione ventrale e sarà ripetuto in seguito durante la marcia. Il bambino avanzando a gattoni porta avanti in contemporanea gamba destra e braccio sinistro questo manifesta l’avvenuta e corretta conessione tra l’emisfero destro e l’emisfero sinistro.