Alberto ha quasi tre anni. Sta giocando con il suo bambolotto preferito, sua sorella Giorgia 16 mesi che lo osservava da qualche minuto si avvicina e glielo prende dalle mani. Lui arrabbiatissimo urla la spinge lei cade e scoppia in un pianto inconsolabile.

‘Adesso le prendi’ grida la mamma, prendendolo per un braccio.

‘Vedi come ti passa la voglia di trattare così tua sorella, non ti azzardare più a farlo ! Una bella sculacciata non te la leva nessuno, mi sono prorpio stufata di te e delle tue reazioni, se non lo capisci con le buone maniere allora passiamo alle maniere forti !’

Alberto si dimena e scoppia in un pianto inconsolabile. La mamma esce dalla stanza dicendo ‘guai a te se ti sento piangere, le riprendi ancora’.

Come molti di voi sapranno, i bambini apprendono per imitazione (neuroni specchio) e imitano i comportamenti degli adulti che li circcondano. Quando gli adulti sono rigidi, rifiutando di ascoltare il bambino, di accogliere le sue emozioni, le frustrazioni i suoi pianti, gridando su di lui rimproverandolo continuamente, usando parole umilianti, picchiandolo e sminuendolo, il bambino tenderà a fare lo stesso con gli altri.

Il paradosso è che questi stessi adulti il più delle volte pretendono che il figlio non gridi, non picchi e si comporti bene. Il bambino, confuso non può far altro che chiedersi :’ ma come, gli adulti possono gridare per farsi ascoltare, possono sculaccairmi quando faccio una cosa che non li piace e io non posso spingere Giorgia quando fa una cosa che mi infastidisce ? Perchè ? Cosa devo fare ?’

Analizziamo la situazione : cosa succede a livello cerebrale ?

Grazie alle nuove tecniche di imaging cerebrale, si riesce a comprendere sempre più il funzionamento complesso del cervello umano in situazioni relazionali.

Il cervello partecipa interamente alle relazioni umane ma certe regioni sono più implicate di altre nella vita relazionale.

Una di queste è la famosa corteccia prefrontale situata nella parte anteriore del lobo frontale. Vi ricordate ? Ne avevamo parlato nei precedenti articoli (https://infanziaeneuroscienze.com/2019/07/21/perche-le-crisi-emozionali-nei-bambini-sono-normali/) quella parte del cervello immatura nel bambino. Il centro esecutivo, il centro delle decisioni, delle pianificazioni, sede del linguaggio, ragionamento, memoria.

Qeusta zona del cervello, ci da il potere di reprimere le nostre pulsioni di fronte ad una situazione relazionale difficile (Alberto che spinge sua sorella, non avendo ancora maturato questa parte del cervello non ha saputo reprime il suo istinto aggressivo). Fonte di numerose emozioni, ci aiuta a riflettere ed esaminare la situazione da un altro punto di vista.

Quando l’adulto è in preda alla rabbia all’ansia alla paura alla frustrazione o alla gelosia, può controllarsi e non diventare aggressivo, gestendo la propria pulsione. Riesce a prendere il tempo di riflettere alla situazione, capire cosa sta succedendo cosa ha fatto scattare quelle intense emozioni ecc. Ecc.

E qui arriva il bello

Cosa succede ad Alberto che cresce in un ambiente di ricatti, sculacciate e minacce ?

La violenza, i ricatti le umiliazioni impediscono alla corteccia prefrotale di formarsi correttamente. Il bambino e poi l’adulto che diventerà, sarà incapace di regolarizzare le proprie emozioni, avrà difficoltà importanti sul piano affettivo, non riuscirà a provare empatia. Il suo senso morale, le sue capacità di prendere decisioni saranno alterate.

Grazie alle immagine della risonanza magnetica sul cervello di adulti con indole aggressiva, si è potuto vedere che c’è un’attività molto debole a livello della loro corteccia prefrontale. Come si osserva anche nei bambini dove quest’ultima è ancora immatura (il bambino solo verso i 5/6 anni circa comincia piano piano a controllare le proprie emozioni, ricordo comunque che la completa maturazione avviene molto tardi, agli inizi dell’età adulta).

Certi adulti violenti sono come i bambini, non riescono a controllarsi, sono sommersi dalla rabbia dall’aggressività sempre sulle difensive non riescono a gestire i loro stati emozionali.

Le cause di questo cattivo sviluppo possono essere molteplici. Una di queste è la violenza che in genere queste persone hanno subito nella loro infanzia.

Bruce Perry, capo del reparto di psichiatria al Children’s Hospital in Texas, ha ben pensato di mettere a confronto una risonanza magnetica di due bambini di tre anni. Il primo è un bambino che subisce violenza psicologica e fisica tra cui ricatti, umiliazioni, punizioni verbali e fisiche ecc. Ecc. Il secondo invece un bambino che ha un ottimo ambiente familiare senza niente di quello citato nel primo caso. Dall’immagine delle due risonanze magnetiche messe a confronto si vede chiaramente che il cervello del bambino con un buon equilibrio educativo in famiglia, è più strutturato e molto più grande, invece nel bambino che subisce violenze verbali e maltrattamenti emotivi, è significamente meno strutturato.

Ma vediamo più nel dettaglio il perchè di queste differenze.

Nella sede della corteccia prefrontale, due regioni giocano un ruolo maggiore nella nostra vita affettiva e relazionale :

la corteccia orbitofrontale e la corteccia cingolata anteriore.

In questo articolo ci concentreremo sulla corteccia orbitofrontale. Legata al centro emozionale del cervello, è situatanella parte frontale, appena sopra le orbite, è capitale per la nostra vita sociale, gioca un ruolo primordiale nella nostra capacità di affezione, di empatia, nella regolazione delle nostre emozioni e anche nello sviluppo del nostro senso morale e della nostra attitudine a prendere delle decisioni. Tutte facoltà che partecipano alla relazione con gli altri.

La corteccia orbitofrontale ci permette di avere empatia, capire le emozioni e i sentimenti altrui e di provare compassione.

In una persona dove questa parte del cervello è lesionata, si notano dei grandi disturbi a gestire e regolare le proprie emozioni, significative alterazioni dell’umore e difficoltà a gestire la vita sociale. Si trova in un vortice vizioso, non sa prendere decisioni giuste per lei come scegliere il lavoro giusto, il posto in cui vivere, la vita di coppia ecc. Sarà incapace ad integrarsi nella società e di anticipare i bisogni e le reazioni degli altri. Perde la nozione del senso morale.

Allan Schore, uno dei pilastri fondatori delle neuroscienze affettive e sociali, è stato uno dei primi a dimostrare che lo sviluppo della corteccia orbitofrontale dipende dalle esperienze vissute dal bambino : ‘ se i genitori offrono l’ascolto e la sicurezza psicologica e fisica necessaria al bambino, la corteccia orbitofrontale verrà nutrito correttamente. Se invece, si dimostrano indifferenti, violenti a livello verbale o/efisico, la crescita della corteccia orbitorfrotnale si infossa. Delle buone relazioni umane, dipendono da questi circuiti neuronali.’

Un altro studio recente, confronta due gruppi di bambini di 14 anni. Il primo gruppo è composto da 31 bambini che subiscono violenze fisiche, il secondo gruppo di 41 bambini a cui non veniva fatta alcun tipo di violenza. Anche in questo caso, si è dimostrato che quando il bambino subisce delle violenze fisiche, la sua crteccia orbitofrontale presenta delle alterazioni importanti, diminuisce il suo volume e il bambino non ha uno sviluppo emozionale e sociale normale.

Tutti questi studi ci portano a riflettere sull’ambiente che circonda il bambino e sugli approci educativi di molti genitori.

Ma per quale motivo è così difficle sradicare queste cattive abitudine ?

L’adulto resta marcato molto profondamente dalla sua infanzia, dalla sua storia familiare. Questa incide sulla sua visione di educazione nei confrotni dei bambini, sulla sua relazione con loro e sul suo modo di educare. Delle volte gli adulti si comportano con automatismo, senza avere la minima idea alle conseguenze di quell’atto. Riproducono quello che hanno subito loro stessi durante la loro infanzia. Molti di loro, non riescono proprio a mettere in discussione e a criticare il modo in cui sono stati educati anche se questo approcio li ha fatti soffrire. Al contrario, giustificano l’atto parentale dicendo : ‘I miei genitori hanno fatto bene a darmele di santa ragione ! Non lasciavano passare niente, appena facevo una cosa che non andava, una bella sculacciata non me la levava nessuno. Me lo ricordo ancora bene ! Facevano bene, le meritavo ! E come vedete sono ancora vivo ! Con mio figlio uguale, sa bene cosa succede quando disubbidisce e non si comporta bene !’

Capita anche che dei genitori invece utilizzino il rapporto di forza perchè si sentono impotenti : ‘Non so più cosa fare con lui, non ascolta, fa quello che vuole, io sono esaurita ! Sono obbligata ad agire così quando non mi ascolta. Voglio che impari a rispettarmi !’

Ricapitolando, cosa succede quando sculacciaamo nostro figlio ? O quando lo minacciamo, ricatiamo, umiliamo e lo puniamo ?

Impediremo alla sua corteccia frontale e orbitofrontale di sviluppasrsi in maniera corretta.

E quindi ?

Quindi vosdtro figlio, in età adulta avrà principalmente problemi a gestire le proprie emozioni, la propria rabbia, a reprimere stati d’animo intensi. Quindi in parole povere, sarà un adulto insicuro con indole violenta che alla prima difficoltà emotiva sarà sommerso da attacchi di ansia, e avrà bisogno di riversare questo fuoco interiore per lui ingestibile su se stesso o sugli altri con violenza fisica e/o verbale.

Qual è l’approcio giusto e come fa un adulto a cambiare modo di fare ?

  • Il primo passo come in tutto è volere il cambiamento, voler adottare un approcio educativo diverso con i propri figli/nipoti e in caso fare un percorso psicologico individuale per riuscire a sostiturire e sradicare certi comportamenti incontrollati tendenzialmente violenti.
  • Dare il buon esempio eliminando tutti i tipi di violenza verbale e fisica e trovando alternative civili per comunicare con i propri figli. Un buon percorso sarebbe di leggere e informarsi sulla disciplina dolce, modalità di educazione in cui vengono accolti e assecondati i bisogni dei bambini. Una giusta via tra l’educazione autoritaria e quella lassista.
  • Superare tutte quelle concezioni culturali che descrivono il bambino come un essere da “indirizzare”, tendenzialmente “prepotente e capriccioso” , che deve capire “chi comanda” ed entrare nell’ottica che non fa determinate cose per farci un dispetto ma perchè ha un cervello in via di formazione.
  • Tenere bene a mente che ogni volta che un bambino si trova ad osservare un adulto, un fratello, un parente, un amico a superare un conflitto emozionale in maniera calma e giusta, i circuiti dellla sua corteccia prefrotnale registrano la ‘scena’ e si rinforzano. Progressivamente questi circuiti incaricati di regolare gli impulsi emozionali, diventano più efficaci e funzionali, grazie al buon esempio.

Cambiare il proprio modo di fare, mettersi in discussione, trovare alternative e rimettersi in gioco richiede impegno e sacrificio. Parlo per esperienza diretta. Un lavoro costante che costa molte energie ma che alla lunga, ha solo benifici sia per noi che per loro. Ne vale la pena.

Fonti:

Gueguen C. ‘ Pour une enfance heureuse’, Paris, édition Robert Laffont, 2014

Coccaro E. F. et al. (2011), ‘Corticolimbic function in impulsive aggressive behavior’, Biological Psychiatry, june 15

Hanson J. et al. (2010), ‘Early stress is associated with alterations in the orbitofrontal cortex: A tensor-based morphometry investigation of brain structure and behavioral risk’, Journal of Neuroscience, 30

Brain imaging shows kids’ PTSD symptoms linked to poor hippocampus function in Stanford/Packard study