Grazie agli studi della specialista e pediatra Judit Falk, riusciamo a fare chiarezza su cosa è meglio per il neonato.

La posizione più idonea per il corretto sviluppo psico-fisico del neonato è oggetto di discussione da molto tempo. Recentemente con la diffusione del < tummy time> sempre più genitori pensano sia benefico mettere i neonati in posizione ventrale già dalla nascita.

Cos’è il ‘Tummy Time’ ?

Tummy time ossia tempo passato sul pancino, la identificano come una delle esperienze più importanti per lo sviluppo motorio e cognitivo del bambino da 0 a 9 mesi.

Nel Tummy Time bisogna mettere il lattante sulla pancia anche quando non è ancora in grado di girarsi ne tantomeno di muoversi sulle quattro zampe.

Si ritiene che questa posizione ventrale sia benefica per :

  • prevenire la displasia delle anche. Garantire un’ottima elasticità e mobilità di quest’ultime per creare un’ottima base per il gattonamento e la marcia.
  • Rinforzare i muscoli cervicali e dorsali. Grazie a questo metodo, il bambino solleva precocemente la testa e il busto facendo appoggio sulle braccia. rinforza gli arti superiori vincendo la forza di gravità.
  • Per non avere un ritardo nello sviluppo motorio
  • Per aiutare a sviluppare i muscoli che muovono gli occhi e quindi la visione periferica
  • Sviluppare l’arco palmare,

Questi apparenti benefici, spingono sempre più genitori a mettere i neonati sul ventre già dai primissimi giorni di vita. Questa pratica è incoraggiata anche da un numero importante di specialisti, come l’American Academy of Pediatrics per esempio, secondo i quali, mettere il neonato sul ventre da subito anche più volte al giorno e per tempi e periodi sempre più lunghi assicura uno sviluppo lineare e evita deformazioni della testa.

Mettere il bambino in posizione ventrale, è realmente così importante ? Ha davvero tutti questi benefici ?

cerchiamo di fare chiarezza :

chi promuove la posizione ventrale, sostiene che serve per prevenire la displasia delle anche. Garantire un’ottima elasticità e mobilità di quest’ultime per creare un’ottima base per il gattonamento e la marcia.

Bisogna tenere a mente che Il neonato non può scegliere in autonomia la proprio posizione corporea ed è totalmente dipendente dall’adulto nei primi mesi di vita.

La posizione ventrale impedisce i moviemnti liberi deigli arti inferiori. I neonati sdraiati sul ventre hanno il più delle volte gli arti inferiori ripiegati sotto il ventre e non è raro osservare anche la postura ‘a ranocchia’ con i piedi ruotati all’esterno e/o all’interno. Durante le prime settimane di vita, in questa posizione il movimento è molto limitato. Con gli arti inferiori il neonato riesce a compiere solo un’estensione delle anche e delle ginocchia. Questo non è benefico per le articolazioni delle anche (Falk, 1985 ; Falk, Tardos, 2000 ; Fettweis, 1971 ; 1974 ; 1976)

In posizione dorsale, il neonato può muoversi liberamente. I movimenti delle articolazioni delle anche e in generale quelle dei suoi arti inferiori sono liberi da ogni contenimento o posizione forzata.

Questi movimenti attivi sono fondamentali durante il periodo che precede il girarsi da solo in posizione ventrale in quanto preparano il corpo del neonato, la muscolatura le articolazioni, in maniera graduale per permettergli di girarsi in posizione prona (ventrale) in autonomia.

Durante il movimento di torsione dalla posizione dorsale a quella ventrale, che il bambino compie in totale autonomia nei mesi successivi alla nascita, le pressioni che esercita in maniera dinamica attiva tra la testa femorale e la sua cavità (cavità cotiloidea), influenzano in maniera molto positiva lo sviluppo corretto dell’articolazione. (Falk, 1965 ; 1966 ; Sénécal et coll., 1987).

E non è finita, la posizione ventrale forzata non è profiqua neanche per altre articolazioni degli arti inferiori. Bensahel et Desgrippe, Saint-Supery e Wallon, sottolineano una frequente deformazione delle ginocchia e dei piedi (Bensahel, Desgrippess, 1975 ; Schuler, 1992). Lasciando il neonato in posizione fisiologica e sul dorso, ginocchia e piedi sono in linea con le gambe e sono liberi di ruotare verso l’esterno e l’interno senza nessun tipo di contenimento. La posizione ventrale invece rinforza e accentua in maniera non fisiologica, la tendenza del piede in intraruotazione o extraruotazione che si evidenzia nel neonato alla nascita, dovuta alla posizione compressa che aveva nel ventre materno. In questa posizione, la correzione spontanea non è possibile, al contrario, diventa un’anomalia di rotazione che non fa altro che aggravarsi.

Nel gruppo di neonati studiati da Douret, circa la metà dei nenonati sdraiati abitualmente sul ventre, sviluppano una postura valga o vara del piede (douret, 1993).

–> Sostengono anche che la posizione ventrale sia importante per rinforzare i muscoli cervicali e dorsali. Grazie a questo metodo, il bambino solleva precocemente la testa e il busto facendo appoggio sulle braccia. rinforza gli arti superiori vincendo la forza di gravità.

I sostenitori della posizione ventrale, consigliano anche di parlare e cantare al neonato in questa posizione per distrarlo dalla fatica, mettergli degli oggetti interessenanti in sospensione davanti agli occhi per incitarlo a sollevare la testa e il busto.

Tralasciando il fatto che il bambino non è da ammaestrare, si sta mettendo da parte il benessere e il rispetto per esso solo per accellerare le tappe pensando di farlo diventare più prestante. Non è così. Non si può negare che i bambini messi ventralmente riescono a sollevare e a tenere la testa sollevata molto precocemente, ma non si deve neanche tralasciare il fatto che questo movimento crea una tensione sui muscoli cervicali e dorsali forzata. Secondo Szanto-Feder da il via a dei meccanismi di contrazione anomala dei muscoli dorsali e cervicali (Spranger, 1992). secondo Douret inoltre, la metà circa dei neonati sdraiati abitualmente sul ventre sviluppa un severo stato di rigidità che porta il neonato ad assumere un’innaturale posizione inarcata (L’opistotono), che persiste nella maggior parte dei casi ancora a 7-10 mesi. (Douret, 1993 ; Vaivre-Douret et coll., 2003).

Bensahel infatti, osserva che ai neonati messi sul ventre troppo presto, viene diagnosticata spesso una iperlordosi lombosacrale (in parole povere un’inarcamento verso l’interno nella parte bassa della colonna) e una ipotonia dei muscoli addominali (ipotonia= scarso tono muscolare) con una deformazione della parte inferiore del torace (bern beck, 1975).

Purtroppo le conseguenze sono visibili negli anni successivi a livello di postura.

Al neonato messo in posizione ventrale prima che non sia lui a riuscire a farlo in autonomia, gli si toglie del tempo a quegli ‘esercizi’ involontari che compie, quando porta le ginocchia sul ventre in maniera autonoma. Questa Posizione che assume di tanto in tanto, fin dai primi giorni di vita, è fondamentale perchè richiama la posizione fetale e trasmette sicurezza e riconforto.

questo movimento aiuta anche nello sviluppo dei muscoli addominali. Quando il neonato si saprà girare sul ventre, potrà sviluppare quelli dorsali senza il rischio di allungare troppo quelli addominali in maniera passiva e artificiale. Secondo Falk, questa assenza di movimento addominale che avviene in posizione ventrale, sembra essere la causa dei muscoli addominali ipotonici e della iperlordosi lombare che si manifesta più tardi nello sviluppo motorio.(Falk, Tardos, 2000).

e per quanto riguarda il ritardo dello sviluppo motorio ?

Un grande numero di autori sostiene che mettere il neonato sul ventre, è necessario per il loro corretto sviluppo motorio. I bambini che non sono abituati alla posizione ventrale, non arrivano ad avere certe performances nella scala di sviluppo motorio alle’età prestabilita. Tutti però sono concordi nel dire che questi bambini recuperano questo presunto ritardo motorio in seguito (Brunet, Lézine, 1965 ; Darrah et coll., 1998 ; Folio, Fewell, 1983; Frankenburg, Dodds, 1967; Gesell, Ammatruda, 1964). (Davies, 1985 ; Dewey et coll., 1998 ; Jantz et coll., 1997 ; Dudek-Shriber, Zelazny, 2007 ; Hunter, Malloy, 2002 ; Majnemer, Barr, 2006 ; Moss, 1997 ; Pin et coll., 2007).

E’ ovvio e poco sorprendente che i nenonati messi in posizione dorsale si girano dal ventre sul dorso, avanzano a quattro zampe e si metteono in piedi più tardi di quelli sdraiati sul ventre in momenti di gioco. E non è soprprendente che si girino prima dal dorso sul ventre e dal ventre sul dorso [Nelson et coll., 2004]). Ma questo non è assolutamente la prova di un ritardo di sviluppo motorio. Piuttosto c’è da farsi due domande sul metodo di paragone.

Poche ricerche prendono in considerazione le tappe transitorie dalle quali passa il neonato. Queste fasi di preparazione dei movimenti gli permette di raggiungere le tappe di sviluppo in maniera più performante (seduto, in piedi, camminare). (Pikler, Tardos, 1969 ; Pikler, 1979 ; Pikler, 1980 ; Turk et coll., 19).

L’esperienza dimostra che i neonati messi sul ventre, si metteranno prima in posizione seduta, in posizione verticale, cominceranno a gattonare e spesso cammineranno prima di quelli messi in poszione dorsale. Ma questo non è un argomento per considerare la posizione ventrale migliore di quella dorsale. Anzi, è più un inconveniente che un vantaggio accellerare le tappe. È nocivo accorciare la durata dello sviluppo motorio del neonato e di toglierli l’occasione di rullare sul dorso, strisciare gattonare. Se al neonato gli si lascia tempo per scoprire e interagire con il proprio corpo può consolidare e integrare a suo ritmo le basi sulle quali può costruire non solo dei movimenti armoniosi ma anche gli elementi che costituiranno lui come persona (David, 2002 ; Falk, 1997 ; 2006 ; Tardos, 1967).

-> Si consiglia la posizione ventrale anche per sviluppare la visione periferica

Infiniti studi, dimostrano che nelle prime settimane di vita, i nascituri sono attratti dal viso. È l’inizio più importante della relazione con il neonato che perdurerà per tutta la vita. Si dovrebbe mettere sul ventre materno in posizione ventrale solo appena dopo il parto per far sì che possa arrampicarsi verso il seno della madre e nutrire. Questo comportamento istintivo e arcaico, conosciuto come ‘breast crawl’ è una caratteristica di tutti i neonati in salute. A parte in questo momento particolare, per il resto del percorso di sviluppo, è raccomandata la posizione dorsale in quanto il viso dell’adulto compare nel suo campo visivo senza che lui necessiti di sforzo o un’attività motoria specifica. Il bambino riesce a girare il viso verso la voce materna/paterna senza troppo sforzo. Il neonato posizionato sul ventre non può guardare o girarsi per vedere il viso dell’adulto a meno che non alzi la testa. Questo richiede al neonato uno sforzo particolarmente intenso sopratutto all’inizio.

Il neonato scopre il mondo attraverso i sensi e il proprio corrpo attrvaerso i movimenti. Vedere e toccare sono essenziali per lui. La posizione dorsale permette di adempiere a questa attività motoria e sensoriale in maniera totalmente libera e senza sforzi.

Il neonato che ha uno sviluppo psicofisico lineare, sdraiato sul dorso, riesce a seguire con gli occhi un oggetto in transizione già a 3/4 settimane con un aumentare graduale della precisione e in un campo visivo meno profondo della posizione ventrale ma molto più ampio. Successivamente segue con movimenti rotatori della testa, gli oggetti che attirano la sua attenzione e il movimento dell’adulto che si avvicina e si allontana dal suo viso. Le prime settimane il neonato non capta le sue mani che si agitano di fronte a lui grazie ai suoi movimenti delle braccia ancora istintivi e poco controllati. Verso 2/3 mesi, Muovendo le braccia, sarà attirato così per caso dalle sue mani che compariranno nel suo campo visivo. Le guarda, le fissa qualche istante. Più tardi le cerca con lo sguardo e se spariscono dal suo campo visivo si gira nella loro direzione. Impara poco a poco a portarle davanti agli occhi. Le guarda di tanto in tanto tenendole ad una certa distanza dagli occhi. Le muove, le immobilizza, le avvicina, le allontana, le apre e le chiude. se spariscono ancora, impara a cercarla, non gira semplicemente la testa verso di loro ma alza la mano per avvicinarla agli occhi. Non si tratta più di trovarla per caso. Fissandola, la mano diventa un ‘oggetto’ famigliare e identificato.

Durante questa magia, il neoanto scopre che questo oggetto che guarda, dipende da lui. È capace di spostarlo, di cercarlo. Fa dei moviemnti di abduzione e adduzione, e allo stesso tempo acquisisce incosciamente delle esperienze sensomotorie.

Tutto questo è un processo lento che si svolge durante i primi mesi di vita del neonato. Se il neonato viene messo sul ventre, gli viene tolto tempo a queste scoperte fondamentali. La posizione ventrale infatti gli permette solo un movimento molto limitato di quasi tutte le articolazioni degli arti superiori e inferiori. Durante questa posizione, fa fatica a muovere le sue mani. Il fatto di essere teso per mantenere la posizione, impedisce il libero movimento, l’esperienza delle braccia e delle mani in tre dimensione nello spazio e la coordinazione occhio-mano è ridotta drasticamente.

Verso i 4-6 mesi fa lo stesso con le sue gambe e i suoi piedi rullandosi sul dorso e portandoli al viso. Il neonato scopre che è capace di alzare le gambe dal suolo, di appoggiarle, di prendere i piedi con le mani, capita anche che li prenda e li porti alla bocca o sposti degli oggetti con essi per afferrarli. (falk, 2006)

5→ stare sul ventre sviluppa davvero l’arco palmare ?

Secondo szanto-feder, i movimenti delle dita delle mani dei neonati messi sul ventre, restano molto tempo disorganizzati. Lla loro manipolazione è povera e durante molti mesi mettono le palme delle mani invece che le dita sugli oggetti. Una volta a gattoni, le loro dita non sono attive : non partecipano altro che in maniera passiva al movimento, come quando, appena nato, sdraiato sul ventre, appoggiandosi sui pugni, con le dita piegate piuttosto che sulle palme della mani (Spranger, 1992).

Il neonato sdraiato sul dorso libero di muoversi, senza essere ne messo sul ventre ne messo nelle sdraiette, cambia posizione di sua iniziativa. Si gira sul fianco spesso verso la fine del primo trimestre restandoci per giocare. La sua testa è ancora appoggiata al suolo e verso l’età di 4/5/6 mesi, si gira sul ventre apprendendo in seguito a rigirarsi sul dorso. Comincia così il periodo che durerà qualche mese che chiamiano ‘la vita sul ventre’. Contrariamente ai bambini forzati a mettersi sul ventre, solleva la testa con poco sforzo. Visto che si è ritrovato in questa posizione gradualmente, di sua iniziativa, la conosce perchè ci è arrivato in autonomia. Solleva asempre di più il torace, appoggiandosi sugli avanbracci e poi sulle palme delle mani (e non sui pugni)con le braccia tese. Grazie al fatto di aver già sviluppato i suoi muscoli addominali, e giocando lateralmente anche quelli cervicali e dorsali, non rischia una predominanza muscolare dei musacoli dorsali e cervicali/posteriori. Si sposta nell’aerea di gioco prima rotolando poi quando comincerà a strisciare, utilizzerà sia i gli arti superirori che inferiori, in perfetto sincronismo.

Mettere il bambino in posizione ventrale che in apparenza sembra vantaggioso per il suo sviluppo, in realtà non ha tutti questi benefici. Godiamoci il loro percorso di crescita dandogli tempo di scoprirsi, di scoprirci e di crescere in totale serenità.

testi di riferimento :

FALK J., ‘Mettre les nourrissons sur le ventre: nécessité ou obstacle dans le processus de développement?’, Éditions du RCPEM 2014

Pikler E. ‘ Datemi tempo’, Edizioni scientifiche 2015

Studi citati :

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fettWeis, e. 1974. « Die Bedeutung der prä- und postnatalen Bein- stellung für die Entwicklung und Ausreifung der Hüftgelenke », Orthop.Prax.,10, p. 486-490.

fettWeis, E. 1976. «Bauchlageschäden am Bewegungsapparat bei Säuglingen und Kleinkindern », Öff. Gesundh.- Wesen, 38, p. 93-104.

falK, J. 1965. « A gondozási feltételek szerepe a csípőizületi dyspla-

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falK, J. 1966. « A csípőizületi dysplasiák gondozásának kérdéséről » (« À propos des soins de la dysplasie de la hanche »), Orv. Hetil., 107, p. 470-472.

sénécal, j. ; roussey, m. ; DefaWe, g. ; Delehaye, m. ; piQuemal, b. 1987. « Procubitus et mort subite inattendue du nourrisson », Arch. fr. pediatr., 44, p. 131-136.

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