E’ molto frequente sentir parlare del ‘gattonare’ come una tappa non importante e facoltativa. E’ davvero così ? Perchè alcuni bambini gattonano e altri saltano questa tappa e si sposatano da seduti ? Cosa apporta a livello psicomotorio e cognitivo al bambino questo movimento alternato ?

Gattonare, è un movimento che fa parte del ‘programma neuromotorio’ degli esseri umani. E’ un movimento controlaterale alternato e si presenta inizialmente quando il bambino impara a strisciare in posizione ventrale e sarà ripetuto in seguito durante la marcia. Il bambino avanzando a gattoni porta avanti in contemporanea gamba destra e braccio sinistro questo manifesta l’avvenuta e corretta conessione tra l’emisfero destro e l’emisfero sinistro.

Quando il bambino gattona, compie una leggera rotazione sul suo asso saggittale quindi del busto, del bacino, delle gambe e dei piedi. Tutti movimenti importanti da un punto di vista propriocettivo e articolare, che permettono una maggiore agilità nei movimenti e che in futuro permetteranno un maggiore controllo corporeo, una maggiore stabilità e fluidità nello spostamento in posizione eretta.

Immagine tratta dal libro di Emmi Pikler ‘Datemi tempo’ dove mostra chiaramente lo sviluppo lineare della motricità libera.

Avanzando a ‘quattro zampe’ il bambino invia dei segnali propriocettivi al cervello, quest’ultimo analizza e assimila le varie sensazioni percepite creando nuove e importanti connessioni neuronali. Equilibrio, tonicità, adattamento a differenti superfici sono tutte esperienze a cui un bambino che si sposta da seduto non riesce a sperimentare e che serviranno in un futuro per avere una migliore percezione del sè corporeo nello spazio nonchè appunto un migliore equilibro e coordinazione corporea.

Un altro vantaggio è che una volta sperimentati i primi passi, il bambino di fronte ad una qualsiasi difficoltà avrà la tendenza di piegare le gambe con un movimento piuttosto controllato e ritornare alla sua posizione di sicurezza ( a quattro zampe) per ritrovare stabilità motoria e psicologica. Il bambino che avrà saltato questa tappa, avrà una maggiore tendenza a ritrovare la posizione da seduto e quindi a lasciarsi cadere sul sedere che è sconsigliato a tutte le età in quanto non ideale per i colpi inflitti alla colonna vertebrale.

Perchè alcuni bambini saltano questa tappa ?

Ed eccoci al dunque.

Un bambino che dalla nascita viene lasciato libero di sperimentare il proprio corpo in autonomia, partendo dalla posizione supina, sdraiato al suolo, in presenza di un adulto disponibile e che gli trasmette sicurezza, scoprirà da solo come girarsi in posizione prona (a pangia in giù), fare leva sulle braccia per tirarsi su, rinforzando la muscolatura globale, in particolare quella dorsale cervicale e delle braccia. Questo porterà il bambino a spostarsi strisciando (provate a pensare al lavoro sincronico e al potenziamento globale di tutti i gruppi muscolari implicati, che il bambino compie per arrivare a fare questo movimento), per poi arrivare a camminare, a gattonare, raggiungere la prima posizione verticale (ossia quella da seduto) per poi concludere con la marcia.

Ai bambini che viene negata la possibilità di procedere secondo il proprio sviluppo autonomo e fisiologico verso le varie tappe psicomotorie, che quindi vengono messi in posizioni nelle quali non ci sono arrivati da soli e non ne sanno uscirci (in questo caso seduti troppo presto), avranno tendenza a saltare questa tappa.

Spinti dalla loro fame di scoperta, messi seduti troppo presto, proveranno in tutti i modi a spostarsi da quella posizione. Cominceranno così a spostarsi da seduti saltando il gattonamento. Questo comporta non poca tensione a livello dorsale in quanto non gli abbiamo dato modo di arrivarci per gradi rinforzando le varie parti muscolari.

Sarà frenato nei movimenti, non riuscirà ad uscire da questa posizione quando per esempio si sentirà stanco ma dipenderà totalmente dall’adulto. Questa mancanza di autonomia motoria causerà in lui una rigidità muscolare non fisiologica dovuta alla fatica, alla paura e alla frustrazione di non saper cosa fare per ritornare nella sua posizione di confort, quella che sa gestire.

Ai bambini che verrà proposta questa posizione troppo presto, verrà a mancare il piacere di ritornare ‘alle origini’ perchè raggiungeranno una ‘verticalità’ precoce e ovviemnte la preferiranno allo stare sdraiati al suolo. Inutile dire che a livello visuale gli sarà permesso di raggiungere molte più situazioni stimolanti e questo farà sì che vorranno ritornarci in continuazione dipendendo così dall’adulto per arrivarci e uscirci.

Vi rimando all’articolo ‘I neonati e la posizione da seduti’ per approfondire l’argomento.

I bambini che avranno saltato questa tappa, quando comincernno ad alzarsi in stazione eretta aggrappandosi a degli appoggi, avranno difficoltà a scendere; anche se stanchi, tenderanno a sforzarsi di stare in piedi per il semplice fatto che non sapranno ritornare al suolo. Non avendo l’abitudine di stare sulle ginocchia, non sarà automatico per loro flettere e/o piegare la gamba, appoggiare il ginocchio al suolo e ritornare gradualemnte per terra. Al contrario, cercheranno di ritrovare la posizione da seduti lasciandosi cadere all’indietro. Questa caduta diventerà un’abitudine immagazzianta nella memoria corporea. Non è raro vedere bambini che ancora all’età di 3/4 anni cadano sul sedere (delle volte anche sulla schiena) avendo in seguito difficoltà nell’attimo, a trovare un modo per rialzarsi.

Nel tempo, la parte che riguarda le difficoltà motorie e coordinative, sorte dal mancato gattonamento, si potranno compensare in maniera generale facendo sport e attività (psico)motoria. Bisogna però tener presente che tensioni muscolari create in età così preoce potrebbero incidere su eventuali squilibri posturali o scompensi muscolari in età adulta. Non dimentichiamoci che è nei primi anni vita che il bambino ha uno sviluppo incredibile da un punto di vista motorio e cognitivo e che la sua struttura ossea e articolare si completa e solidifica.

Purtroppo molti professionisti poco aggiornati, consigliano ancora oggi ai genitori di saltare le tappe, metterli sul ventre dai primissimi giorni di vita per ‘rinforzare i muscoli del collo’, metterli seduti prima che ci arrivino da soli ecc. È importante essere informati per poter far fronte a queste informazioni scorrette.

Sarebbe bello che si ascoltasse di più il bisogno del bambino per il suo benessere psico-fisico senza entrare nel gioco della competizione e fare a gara sul chi si siede per primo o di chi cammina per primo.

Vi invito a leggere il libro ‘Datemi tempo’ di Emmi Pikler che è ora più che mai di attualità. Troverete le sue ricerche condotte con scrupoloso rigore scientifico nell’orfanotrofio di Loczy.

Accompagnare il bambino lungo il suo naturale sviluppo, significa non interferire, trattenersi dall’imporgli anticipazioni posturali per le quali non è pronto. Diamogli tempo per crescere a suo ritmo.