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Cosa succede ai bambini quando urliamo?

Eleonora 19 mesi, è una bambina molto vivace. A fine giornata, la sua educatrice Clara, la trova in piedi sulla poltrona destinata all’allattamento. Benché Clara, glielo abbia ripetuto decine di volte di non salirci, sembra che Eleonora non abbia ancora integrato questa regola. Clara si arrabbia e presa dal nervosismo e dalla fatica le grida di scendere immediatamente. Eleonora sobbalza, resta immobile e la guarda senza battere ciglio. Clara si avvicina furibonda per farla scendere ripetendole la regola con motivazione annessa. Eleonora non si muove e dopo qualche istante si mette a sorridere. Clara va su tutte le furie. Si sente presa in giro da Eleonora e si arrabbia pensando sentendosi disarmata di fronte a lei.


Il cervello e la negazione

Le regole sono importanti e necessarie per il buono sviluppo psico-fisico dei bambini. Fin qui siamo tutti d’accordo. Ma come rivolgersi al bambino per far si che il suo cervello riesca ad assimilare e comprendere al meglio la consegna?

E ora arriva il bello.

cosa succede quando ci chiedono a di ‘non fare’ una determinata cosa?


I neonati e la posizione da seduto

Molto spesso i genitori – e delle volte anche le educatrici- mettono il bambino seduto prima che lui riesca a mettersi da solo. Al posto però di fargli guadagnare tempo, questo lo frena nella sua evoluzione motoria.
Una grande parte delle educatrici sanno che è sconsigliato mettere seduto un bambino che non ha ancora conquistato quella posizione. Effettivamente, metterlo seduto, significa privarlo delle esperienze senso-motorie che sono necessarie per una buona conoscenza di se stesso.
Un bambino alla nascita, non conosce il proprio corpo. Non sa di essere un’entità a parte, non sa per esempio che le sue mani, i suoi piedi li appartengono. Scoprirà progressivamente che cos’è il suo corpo quando lo toccheremo , quando lo porteremo e anche quando si muoverà in autonomia.
Girare la testa, mettere le mani in bocca, prendersi i piedi, cercare e capire come girarsi, come strisciare, sono delle esperienze e tappe essenziali nel suo sviluppo.


I risvegli notturni nei bambini

Quando si diventa genitori, la vita si trasforma, cambia. Con essa anche le abitudini.

Una domanda che viene posta in continuazione ai neo-genitori è: ‘ Allora? Dorme la notte?’
e la risposta che segue è sempre sostenuta da un tono di inadeguatezza, sconforto e impotenza. Perché il più delle volte è: ‘No, si sveglia ancora spesso’. Sentirsi ripetere la solita domanda, fa pensare che un bebè che non dorme tutta la notte abbia un problema e che per forza di cose si sta sbagliando in qualche cosa.

Il sonno è un bisogno fondamentale, quando questo viene a mancare si cambia, si diventa nervosi di malumore, irrazionali. Il non sapere la causa di questi risvegli notturni, peggiora la situazione così la coppia decide di provare a mettere in atto i consigli di amici e parenti.


Obbligare un bambino a prestare.. sì o no?

Eleonora ha quasi 2 anni, e da quando il papà le ha comprato la sua nuova macchinina, lei non la molla un secondo. Ci gioca, la fa scivolare sul pavimento, la porta ovunque lei vada anche al parco giochi. Prorio al parco giochi, impegnata nel far fare alla sua macchinina rossa fiammante delle evoluzioni pazzesche sulla sabbia, succede che un bambino discretamente, senza dare troppo nell’occhio, le si avvicina, le si siede accanto e con un invidiabile gioco di mani, le prende la sua macchinina adorata. La dolce e spensierata Eleonora si trasforma in una furia, la sua faccia comincia a diventare rossa e dalla sua bocca esce un grido che raggiunge i diecimila decibel. Con la sua espressione contrariata comincia a incutere un certo terrore.


Perché le crisi emozionali nei bambini sono normali?

Immaginate per un istante che una mattina, dopo una nottata difficile, prima di uscire per andare a lavoro, abbiate una voglia matta di un buon caffè per cominciare al meglio la giornata. Immaginate che il caffè proprio quel giorno, proprio in quel momento…sia finito…il nervosismo sale e la frustrazione aumenta per il solo fatto che non possiate avere quello che in quel momento desiderate di più. Un respiro profondo e si arriva a relativizzare dicendosi:’ pazienza, non importa, me ne farò una ragione. Vorrà dire che andrò al bar per questa volta’.